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Specie

Cane

Categorie

Cani, Curiosità

A Cura di

Dr. Luca Giansanti

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Rubrica

EncicloPet

La rabbia è una malattia infettiva causata da un virus del genere Lyssavirus; si tratta di una zoonosi, ovvero può essere trasmessa dagli animali all’uomo. Il virus può infettare tutti i mammiferi colpendone il sistema nervoso centrale: poiché non esiste nessuna cura, né per gli animali né per l’uomo, attuabile dopo la comparsa dei sintomi, l’esito è letale nel 100% dei casi se non si interviene tempestivamente dopo la sospetta esposizione.

In Europa la “rabbia silvestre”, cosiddetta perché mantenuta da animali selvatici, ha prevalentemente come serbatoio la volpe rossa, anche se nell’Europa orientale sta assumendo un ruolo epidemiologico importante anche il cane procione . Va ricordata inoltre, nel nostro continente, la diffusione del virus tra i pipistrelli insettivori. In altre parti del mondo, invece, la malattia è veicolata anche altre specie quali per esempio il procione, i mustelidi e i pipistrelli insettivori, frugivori ed ematofagi. 

Il virus della rabbia è molto labile nell’ambiente esterno, e la malattia è scarsamente contagiosa. Il principale veicolo di trasmissione è la saliva degli animali infetti, e la via di trasmissione nella maggior parte dei casi è rappresentata dal morso. Inoltre, seppur più rara, è possibile la trasmissione tramite leccamento della cute non integra (ferita) o delle mucose.

I sintomi, si manifestano tra le 2 e le 8 settimane dall’infezione ma il virus può essere presente nella saliva dell’animale infetto già alcuni giorni (fino a 15) prima della comparsa di questio. Tuttavia, il periodo di incubazione può essere molto più lungo, sia in relazione alla quantità di virus e al ceppo virale, sia alla modalità e alla sede morsicatura/contatto.

ESEMPIO: se il morso interessa il collo il virus (muovendosi attraverso il sistema nervoso periferico) ci metterà poco a raggiungere il sistema nervoso centrale e i sintomi ad esacerbarsi, se interessa un dito ci metterà molto di più. 

Subito dopo l’infezione, infatti il virus presenta una “fase di eclissi” moltiplicandosi nella sede di ingresso, senza produrre una risposta immunitaria. Se non bloccato in questa fase precoce il virus risale lungo le vie nervose e, una volta raggiunto il SNC, determina la comparsa dei sintomi clinici. Successivamente riprende il suo percorso in direzione centrifuga e raggiunge vari organi tra cui le ghiandole salivari.

I sintomi consistono in modificazioni improvvise del comportamento, contrariamente all’opinione comune non sempre la rabbia si manifesta con comportamenti aggressivi: spesso infatti si osservano solo disorientamento, ottundimento e, nel caso di animali selvatici, perdita di diffidenza nei confronti dell’uomo. Col proseguire del decorso clinico, si osservano poi sintomi più gravi fino a convulsioni, paralisi e morte.
Un tempo la rabbia era conosciuta come “Idrofobia” (paura dell’acqua), questo perché a causa di deficit neuromuscolari nella deglutizione gli animali affetti non riuscivano a bere sviluppando comportamenti irruenti o aggressivi nei confronti dell’acqua. Gli stessi deficit responsabili di questo comportamento causavano perdita di saliva generando lo spaventoso aspetto tipico dei malati.

Per quanto riguarda la prevenzione della rabbia a livello individuale nell’uomo, in caso di morso o contatto a rischio la prima cosa da fare è un accurato lavaggio della ferita o della parte esposta con acqua e sapone per 15 minuti, seguito da una disinfezione con un comune disinfettante: queste operazioni già sono in grado di ridurre molto il rischio di infezione.

In Italia l’ultimo caso di rabbia autoctona nell’uomo risale al 1968. Dagli anni ’70 in poi i casi diagnosticati sono stati tutti osservati in persone che avevano contratto la malattia all’estero. Negli animali la situazione è diversa e legata prevalentemente ai mammiferi selvatici provenienti dall’estero.

Attualmente l’Italia è un paese INDENNE ovvero non esistono da anni casi di Rabbia, gli ultimi riscontrati nelle province autonome di Trento e Bolzano erano legati alla presenza di volpi discese dalla Slovacchia e dall’Austria. Tale indennità è stata raggiunta grazie alla profilassi vaccinale che attualmente è obbligatoria solo per l’espatrio. Tuttavia la Rabbia continua ad essere una patologia soggetta ad obbligo di denuncia secondo il Regolamento di Polizia veterinaria e a protocolli asl che regolano la gestione di un cane morsicatore.

La profilassi vera e propria anche nell’uomo si basa sulla vaccinazione. Una vaccinazione preventiva, la cosiddetta “vaccinazione pre-esposizione”, è consigliata alle persone che maggiormente rischiano di venire in contatto col virus, o perché professionalmente esposte (laboratoristi, veterinari, guardie forestali, etc.), o perché residenti per un tempo prolungato in una zona endemica.

Negli animali da compagnia il vaccino per la Rabbia consta di una sola inoculazione (senza richiamo) con durata triennale, può essere effettuato a partire dai tre mesi d’età e non consta di effetti collaterali maggiori di altri vaccini. Data la situazione di indennità l’importanza del vaccino attualmente è prevalentemente di tipo burocratico.

FAQ: Domande e risposte

  • Il vaccino della rabbia è obbligatorio? No, se non si vuole oltrepassare la frontiera: per ottenere il passaporto e viaggiare all’estero l’unico vaccino richiesto è proprio quello della rabbia. Importante è ricordarsi di effettuare il vaccino almeno un mese prima della partenza, questo perché il periodo immunologico necessario per lo sviluppo delle immunoglobuline responsabili della copertura immunitaria è di circa 21gg, ma per avere la certezza di ciò bisognerebbe eseguire un titolo anticorpale. Relativamente alle disposizioni di viaggio è comunque sempre consigliabile consultare l’ambasciata del paese di destinazione onde evitare spiacevoli sorprese al momento della partenza.

  • Il mio cane è stato morso che faccio? Se il tuo cane è stato morso da un altro cane di proprietà è molto difficile che possa aver contratto la rabbia tutta bisognerebbe adeguarsi ai protocolli ASL. I cani (e i gatti) che abbiano morso persone o altri animali, laddove catturati dovranno essere isolati e tenuti in osservazione per la profilassi della rabbia per un periodo di dieci giorni presso il canile sanitario o il domicilio del proprietario/possessore/detentore che ne faccia eventuale richiesta. L’osservazione a domicilio potrà tuttavia essere autorizzata soltanto in assenza di elementi epidemiologicamente rilevanti, previa assunzione di responsabilità in capo al proprietario/possessore/detentore dell’animale con onere di consentire la vigilanza da parte del Servizio veterinario della Asl.
  • Se sono stato morso da un cane randagio o da un animale selvatico cosa devo fare? In caso di morso o contatto a rischio, dopo le operazioni di lavaggio e disinfezione, e anche se si fosse già vaccinati, è necessario contattare tempestivamente il proprio medico di fiducia o, in sua assenza, i servizi di prevenzione o il pronto soccorso, che valuteranno l’opportunità di procedere alla “vaccinazione post-esposizione” ed eventualmente alla somministrazione di immunoglobuline. Bisognerà inoltre indicare le generalità del proprietario/possessore/detentore del cane morsicatore che dovrà informare il proprio medico veterinario.
    Il sanitario che constata l’avvenuta morsicatura procede a notiziarne via e-mail l’Ufficio veterinario della ASL, indicando con esattezza le generalità dell’infortunato e del proprietario/possessore/detentore dell’animale morsicatore. Verranno altresì tenute in considerazione, al fine della ricostruzione dei fatti, eventuali ulteriori segnalazioni provenienti da Forze dell’Ordine o fonti ufficiali. 

NORMATIVA DI RIFERIMENTO (da intendersi integralmente richiamata alla presente procedura):

    • Legge 14/08/1991 n.281 “legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo”; 
    • Legge 244/2007 (legge finanziaria 2008) art. 2 comma 371
    • L.R. 21 ottobre 1997 n. 34 “Tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo”; 
    • L.R. 06 ottobre 2003 n. 33 “Norme in materia di cani da presa, molossoidi e loro incroci”; 
    • D.P.R. 320/1954 “Regolamento di polizia veterinaria”; 
    • Ordinanza Min. del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali 03.03.2009 “Ordinanza contingibile ed urgente concernente la tutela dell’incolumita’ pubblica dall’aggressione dei cani”. 
    • Ordinanza Min. Salute 06 agosto 2013 “Ordinanza contingibile ed urgente concernente la tutela dell’ incolumità pubblica dalla aggressione dei cani”; 
    • Ordinanza Min. Salute 27 luglio 2021 “Proroga dell’ordinanza contingibile e urgente 6 agosto 2013 e successive modificazioni, concernente la concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani”; 
    • Linee Guida relative alla movimentazione e registrazione nell’anagrafe degli animali d’affezione ai sensi dell’Accordo 24 gennaio 2013 tra il 
      • Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le province, i comuni e le comunità montane in materia di identificazione e registrazione degli animali d’affezione; 
    • D.G.R. 866/2006 “Recepimento «Accordo Stato-Regioni sulle disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy del 6 febbraio 2003”; 
    • DGR 43/2010 “Direttiva per il coordinamento delle funzioni amministrative e sanitarie in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo”; 
    • DGR 621/2016 “Deliberazione Giunta Regionale n. 621 del 25/10/2016 – Nuove linee guida sulla identificazione degli animali d’affezione e il rilascio del passaporto”; 
    • Determinazione Regione Lazio G15032 del 10/12/2020 “DGR 621/2016. Provvedimenti in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo”; 
    • Deliberazione della giunta regionale n. 503, 11 novembre 2010 – Legge regionale n. 34/97: “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo. Affidamento a titolo gratuito degli animali ricoverati nelle strutture pubbliche. Revoca della deliberazione della Giunta regionale 20 aprile 1998, n. 1368”.