Non ci sono prodotti nel carrello.

Specie

Gatto

Categorie

Gatti, Curiosità

A Cura di

Dr. Luca Giansanti

vector-image

Rubrica

EncicloPet

FIP è l’acronimo di “Feline Infectious Peritonisi” ovvero Peritonite Infettiva.
Si tratta di una patologia che colpisce tutti i felini e in particolar modo i gatti. L’agente eziologico è un ceppo del coronavirus felino (FCoV).  
Non si tratta dello stesso coronavirus che ha causato l’epidemia nell’uomo nel 2020 ma di un virus differente che non effettua salti di specie in altri mammiferi che non siano felini. 

Il virus è ubiquitario e mediamente resistente all’esterno del corpo anche dipendentemente dagli agenti atmosferici: l’umidità ne facilita la sopravvivenza.
Tuttavia è molto sensibile ai raggi UV e ai comuni disinfettanti. 

Nella maggior parte dei casi questa patologia non rappresenta un problema serio: il FCoV viene attaccato dal sistema immunitario del gatto e il virus viene così debellato, causando al nostro amico a quattro zampe solo qualche piccolo effetto collaterale, ad esempio una lieve diarrea. 

In alcuni casi però il virus, una volta entrato nell’organismo del gatto, subisce una mutazione che causa la FIP. Il virus si diffonde oltre che nell’intestino anche negli altri organi interni, danneggiandoli in maniera irreparabile e portando il gatto inesorabilmente alla morte in un tempo piuttosto breve (circa una settimana in assenza di terapie).

La trasmissione avviene per via oro-fecale, attraverso secrezioni orali, oppure, dalla mamma ai gattini. È un’infezione piuttosto comune nei gatti domestici ma in particolar modo in quelli che vivono in gruppi ad elevata densità di popolazione (ad esempio nelle colonie feline). 

Ogni gatto che ha contratto il coronavirus felino può potenzialmente trasmetterlo ad altri, sia che si tratti di FCoV non mutato, sia che si tratti di FIP. 

Sintomi della Peritonite Infettiva Felina

La FIP si manifesta in due differenti forme: quella secca (non effusiva o dry FIP) e quella umida (effusiva o wet FIP). I sintomi sono diversi in relazione alla tipologia di forma che si presenta. Inizialmente i sintomi possono essere comuni e aspecifici:

  • Febbre

  • Tremori

  • Letargia 

  • Inappetenza

  • Dimagrimento

  • Diarrea

  • Vomito

  • Pelo arruffato e talvolta forfora

  • Tosse

  • Ipersecrezione congiuntivale o nasale

  • Uveite

  • Incontinenza

  • Sintomatologia neurologica (10-20% dei casi).

  • La forma umida: più diffusa e più grave, ma più semplice da riconoscere in quanto la caratteristica principale è la formazione di fluido libero in addome o in torace che per compressione provoca grave difficoltà respiratoria e problematiche cardiocircolatorie gravi. 

  • La forma secca: a progressione più lenta di quella umida e più complessa da diagnosticare. In questo caso gli organi bersaglio del virus sono soggetti alla formazione di granulomi. Sono di solito interessati i reni, il fegato, i linfonodi, il sistemanervoso centrale e l’occhio con sintomi riconducibili all’organo colpito: ittero, sintomi neurologici, uveiti etc.

Diagnosi e Cura della Peritonite Infettiva Felina

La FIP è una malattia difficile da diagnosticare soprattutto perché spesso le indagini diagnostiche che ci permettono di arrivare al patogeno impiegano più tempo per essere svolte di quanto il virus ne impieghi per uccidere il gatto. Inoltre non esiste un test che riesca a confermare la positività del gatto alla malattia. Esiste infatti solamente un esame sierologico (la PCR) che permette di capire se il gatto è entrato in contatto con il virus FCoV, ma questo non conferma la presenza della FIP.

Nel caso in cui ipotizzasse la FIP il veterinario dopo aver visitato il gatto valuterà i riscontri clinici e la storia clinica del gatto (età, contesto in cui vive, abitudini) proponendo una serie di esami (purtroppo in toto anche molto costosi) per escludere altre patologie ed eventualmente confermare la diagnosi, in primis analisi dei versamenti (se presenti), ecografia ed analisi del sangue come:

  • Emocromo e biochimico:

    I gatti con FIP di solito presentano anemia normocitica o microcitica normocromica, non rigenerativa, neutrofilia, linfopenia, aumento di globuline e proteine e diminuzione del rapporto A/G, aumento della bilirubina (anche 3 volte oltre il valore limite, senza riscontro di emolisi o colestasi).

  • Elettroforesi capillare sierica:

    L’esame più utile in caso di FIP, in particolare nella forma umida, dove si evidenzia un aumento della concentrazione sierica delle globuline. Nel 71% dei casi, si ha un aumento marcato delle alfa 2 e delle gamma globuline, dato generalmente indicativo di FIP.

  • Di recente sono stati effettuati studi su una proteina di fase acuta che sembra avere un ruolo fondamentale nella diagnosi di FIP: l’ alfa 1 glicoproteina acida (AGP). I valori ematici di questa proteina hanno un’altissima sensibilità e specificità per la FIP:

    Test sierologici: PCR, ELISA e IFA possono rivelare l’avvenuto contatto con il coronavirus ma non la sua mutazione e quindi la presenza di FIP. 

    Analisi del versamento: anche il versamento può indirizzare il vet verso la diagnosi durante il suo iter, il versamento da FIp ha un aspetto macroscopico caratteristico: giallastro, denso, ad alto contenuto di proteine (se > di 2,5g/dl, con una concentrazione di gamma globulina >del 32% sono fortemente indicative di FIP). 

    Istologia: Il test per fare diagnosticare la FIP con certezza è l’esame istologico, di campioni bioptici ottenuti da lesioni piogranulomatose, con immunoistochimica. Il limite di questo esame è la necessità dell’anestesia che spesso non si può effettuare a causa delle condizioni cliniche del malato.

Terapia

Fino a qualche anno fa nessun trattamento consentiva al gatto di guarire dalla FIP e la terapia era sintomatica e tendenzialmente la prognosi rimaneva comunque infausta. 

Il primo lavoro che ha dimostrato l’efficacia dell’uso del farmaco antivirale GS-441524 fu pubblicato dal Dr. Pedersen:

Secondo questo studio la somministrazione di 4mg/kg di GS-441524 per via sottocutanea ogni 24 ore per 12 settimane porta a completa guarigione dei gatti con FIP umida. Per i casi di FIP secca invece è necessario aumentare il dosaggio fino a 5-10mg/kg SC per 12 settimane. Ipazienti oggetto dello studio hanno risposto alla terapia indipendentemente dalla razza, dal sesso e dall’età senza manifestare particolari effetti collaterali (se non una lieve reazione nel sito di inoculo), superando le aspettative dei ricercatori. È chiaro come tutto ciò abbia rivoluzionato le prospettive terapeutiche e prognostiche di tale patologia.

Il principio attivo contenuto nel farmaco è il Remdesevir, già autorizzato in medicina umana per il trattamento ospedaliero COVID-19. Si tratta di un analogo nucleotidico dell’adenosina (ATP) in grado di bloccare la replicazione virale. Il virus non potendo replicarsi muore senza indurre grave malattia e sintomatologia. Purtroppo attualmente questo farmaco è illegale nel nostro paese così come la sua prescrizione e la sua vendita, anche se alcune università stanno lavorando per pubblicare degli studi che ne giustifichino l’immissione in commercio e quindi per la legalizzazione. 
I risultati positivi e l’illegalità del farmaco hanno generato un mercato nero piuttosto diffuso, principalmente accessibile attraverso gruppi social o associazioni di volontari che riescono a reperire dall’estero il farmaco e rivenderlo. Il supporto che si può avere in merito dal proprio vet di fiducia è totalmente soggettivo e spesso chi rimedia il farmaco si fa dire i dosaggi e gestisce autonomamente la terapia. Esistono anche vari siti su cui acquistare il farmaco direttamente ad esempio, come Fipcats e Curefip.

Al di la dell’illegalità c’è da dire che i prezzi sono ancora proibitivi:

Un ciclo di trattamento con GS-441524 infatti può costare tra i 2000 e i 4000 euro (dipendentemente dal peso del gatto).

Prevenzione della Peritonite Infettiva Felina

È possibile adottare una corretta prevenzione per diminuire le possibilità di contagio. È opportuno ad esempio pulire spesso la lettiera, disinfettandola periodicamente con prodotti specifici. Per lo stesso motivo è buona prassi avere pulire bene casa, soprattutto in presenza di più gatti. A livello gestionale le migliori attenzioni riguardano la riduzione delle situazioni stressanti, in particolare:

  • Regolare uso di antiparassitari

  • Alimentazione di ottima qualità, bilanciata ed evitare cibi crudi.

  • Condurre una vita indoor (piuttosto che outdoor) che non esponga a stress costanti (evitare frequenti cambi di abitudine etc.).

FAQ: Domande e Risposte

  • Ho il Covid posso trasmetterlo al mio gatto? In teoria no, in pratica non ci sono studi che confermano l’impossibilità che ciò avvenga. Inoltre molte coincidenze mostrano come cani e gatti a contatto con proprietari con il Covid abbiano manifestato una lieve sintomatologia respiratoria (tosse, scolo nasale starnuti sporadici). Questa cosa è stata indagata dall’università degli studi di Bari che ha riscontrato positività ad un tampone effettuato su un cane sintomatico di un proprietario affetto da SARS-Cov2. Tale riscontro ci induce a pensare che con la stessa facilità con cui, da pipistrelli ed altri mammiferi, è avvenuto il salto di specie, la stessa cosa potrebbe avvenire nei confronti dei nostri pets. Tuttavia bisogna riconoscere che la casistica è irrisoria e anche qualora non si trattasse di una coincidenza, la sintomatologia respiratoria manifestata dai cani e i gatti dei proprietari positivi si è sempre rivelata lieve ed autolimitante. Dunque qualora risultiate positivi al Covid non temete per i vostri amici a quattro zampe, soffrirebbero sicuramente di più un vostro isolamento che un possibile contatto. Qualora vogliate sapere le misure preventive per non trasmettere il covid a loro, beh i provvedimenti sono gli stessi che attuereste nei confronti di un umano!

  • Quanto può vivere un gatto con la Fip? In assenza di terapia l’aspettativa di vita di un gatto con la FIP cambia a seconda della tipologia di malattia: in caso di FIP umida nella maggior parte dei casi il gatto non supera i due mesi dalla comparsa dei primi sintomi, mentre in caso di FIP secca il gatto colpito vive generalmente più a lungo. Esulano da queste tempistiche delle forme iperacute capaci di uccidere in tempi brevissimi, anche meno di due settimane.
    Se trattato con GS il gatto può anche guarire, l’importante è iniziare il trattamento il prima possibile, perché i soggetti che non rispondono alla terapia sono generalmente quelli in cui la malattia ha raggiunto una fase tardiva.
  • Ho scoperto che il mio gatto ha la Fip devo isolarlo? Purtroppo il coronavirus è una morbilità elevatissima quindi un’incredibile capacità di diffondersi e contagiare. È molto improbabile che se un soggetto malato abbia convissuto con un altro gatto questo non sia entrato in contatto con il virus. Tuttavia non è detto che il virus decida di mutare e ammalare il coinquilino. In ogni caso ogni misura di prevenzione volta a limitare il contagio e la diffusione del virus è ben accetta a meno che non costituisca un forte stress per il gatto (utilizzo di varecchina, alcool, aspirapolvere, continui spostamenti di mobili, porte chiuse e limitazioni varie).